Come la tecnologia alimenta la nostra ossessione per il true crime

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true crime
  • La tecnologia ci ha offerto posti in prima fila per assistere a storie di true crime a livello globale, intensificando l’attrattiva verso questo genere.
  • L’evoluzione dei media collegati al true crime spazia dai giornali vittoriani alle moderne piattaforme di streaming.
  • I social media e i forum online hanno reso possibile lo sviluppo di indagini collaborative, con gli utenti che si riuniscono per risolvere casi irrisolti.
  • Strumenti come un router VPN consentono agli appassionati di true crime di accedere a contenuti esclusivi provenienti da diversi paesi.
  • Fattori psicologici come la curiosità, la gestione della paura e la ricerca del brivido guidano la nostra ossessione verso i casi di cronaca nera.
  • Uno storytelling etico nel true crime è la chiave per rispettare le vittime e le loro famiglie, evidenziando la necessità di creare contenuti con sensibilità.

 

Pensa all’ultima volta che ti sei fatto prendere da una docuserie true crime. Un minuto prima ti stai preparando uno spuntino, e quello dopo sei già a quota sei episodi, mettendo insieme gli indizi come un vero detective. Grazie a piattaforme come Netflix, Max e YouTube, queste storie provenienti da ogni angolo del globo sono ora a portata di clic, trasmettendo racconti sinistri e misteri sbalorditivi direttamente nei nostri salotti.

Ma c’è di più del semplice binge-watching. La tecnologia ha dato il via a una nuova generazione di indagini, in cui detective amatoriali si riuniscono su forum online e database del DNA per risolvere casi irrisolti che hanno lasciato perplessi le autorità per decenni. Come in tutte le cose però, esiste l’altra faccia della medaglia. Le stesse piattaforme che aiutano a risolvere i crimini e ad aumentare la consapevolezza rischiano di trasformare le perdite e le morti reali in intrattenimento pubblico.

Unisciti a noi per capire ciò che guida l’ossessione della società per il true crime e per i fatti di cronaca nera, interrogandosi non solo sul chi e il come, ma anche sul perché e a quale costo.

Come si sono evoluti i media true crime 

Sebbene la nostra ossessione per i racconti più oscuri della natura umana non rappresenti niente di nuovo, il modo in cui alimentiamo questo fascino è cambiato radicalmente nel corso degli anni. Ricordi i giorni in cui ci si stringeva intorno alla radio o si seguiva il telegiornale della sera per avere aggiornamenti sul processo più in voga del momento? Ora, l’evoluzione dei media ha rimodellato non solo il modo in cui accediamo a queste storie, ma anche il modo in cui interagiamo con esse.

Dagli albori delle riviste sensazionaliste all’era moderna dei servizi di streaming, ecco otto casi degni di nota che mostrano come si sono evoluti i media che trattano di true crime.

1. Sensazionalismo vittoriano: Jack lo Squartatore (1888)

Il caso di Jack lo Squartatore rappresenta un ottimo esempio del sensazionalismo dei primi media. Nella Londra tardo-vittoriana, giornali come The Star e The Daily Telegraph giocarono un ruolo chiave nel creare una frenesia pubblica. Fornirono dettagli raccapriccianti sugli omicidi, oltre a speculare selvaggiamente sull’identità dell’assassino e pubblicare lettere presumibilmente provenienti dallo squartatore. Questo non solo contribuì ad alimentare la paura dell’opinione pubblica, ma stabilì anche un modello per la cronaca nera dell’epoca come mezzo per aumentare le vendite dei giornali.

2. Circo mediatico: il rapimento Lindbergh (1932)

Arrivando al 1932, l’America trova il proprio “crimine del secolo” con il rapimento Lindbergh. Giornali e radio seguivano senza sosta ogni possibile colpo di scena legato alla scomparsa di Charles Lindbergh Jr., 20 mesi. Il livello di frenesia mediatica raggiunto portò alla promulgazione di nuove leggi volte a tenere sotto controllo la stampa su crimini ad alto impatto pubblico, evidenziando il potere e l’influenza raggiunta dai media nel plasmare l’opinione pubblica e il mondo legale.

Un poster sulla scomparsa di Charles Lindbergh Jr., di 20 mesi, che fu rapito dalla sua cameretta il 1° marzo 1932. Tragicamente, il suo corpo fu rinvenuto due mesi dopo, e Bruno Hauptmann fu infine condannato e giustiziato per il crimine; Wikipedia

3. Giustizia televisiva: il caso Sam Sheppard (1954)

Il dottor Sam Sheppard, accusato dell’omicidio di sua moglie, ha rappresentato una pietra miliare del modo in cui i media possano influenzare la giustizia. Il processo è stato uno dei primi ad essere ampiamente seguito a livello televisivo, portando a un lungo dibattito pubblico sull’etica dei media e sulla presunzione di innocenza. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha poi stabilito che Sheppard non ricevette un processo equo in parte a causa del circo mediatico creatosi, evidenziando la discrasia tra una stampa libera e un processo equo.

4. Criminali famosi: i processi a Ted Bundy (1979-1980)

Ted Bundy ha rappresentato un agghiacciante esempio di sensazionalismo mediatico che si trasforma in qualcosa di più oscuro. Conosciuto per il suo fascino inquietante, Bundy ebbe persino dei fan club incredibilmente affascinati dalla sua persona, nonostante i crimini raccapriccianti commessi. Questo fascino particolare trasformò i processi in veri e propri eventi mediatici, tanto che si trattò del primo dibattimento in assoluto ad essere trasmesso a livello nazionale e seguito da milioni di persone. Ciò ha sottolineato come i media possano trasformare anche i processi penali più gravi in programmi televisivi sensazionalistici, sollevando interrogativi sull’impatto di questo tipo di esposizione sulla percezione pubblica e sulla giustizia.

Durante i processi di Ted Bundy, un’insolita base di giovani donne, affascinate dal suo carisma, assisteva alle sedute in tribunale; Reddit

5. Copertura mediatica arrivata a saturazione: processo a O.J. Simpson (1994)

Il processo a O.J. Simpson ha portato l’influenza dei media a un nuovo livello. Trasmesso in diretta televisiva, ha finito per diventare una vera e propria ossessione nazionale, mescolando la cultura delle celebrità con i fatti di cronaca nera in modi mai visti prima. L’ampia copertura non solo plasmò la percezione pubblica, ma sollevò anche dei quesiti sulle tensioni razziali, sulla cattiva condotta della polizia e sull’effetto “alone” delle celebrità (in cui le persone famose non possono sbagliare), sottolineando la complessa relazione tra le narrazioni dei media e le questioni sociali.

6. Accuratezza dei social media: l’attentato alla maratona di Boston (2013)

L’attentato alla maratona di Boston ha messo alla prova la velocità e l’accuratezza dei social media, oltre a evidenziarne il profondo impatto sulle forze dell’ordine e sulla sicurezza pubblica. Con lo svilupparsi del caos tra le persone, piattaforme come Twitter (ora X) hanno, da un lato, ricoperto un ruolo essenziale per le comunicazioni di emergenza, dall’altro, portato anche a notizie infondate e disinformazione, scatenando accuse ingiuste e panico. Subito dopo l’attentato, ad esempio, gli utenti di Reddit e di altre piattaforme di social media hanno erroneamente identificato diversi individui innocenti come sospetti, tra cui Sunil Tripathi, scomparso un mese prima dell’attacco terroristico. Ciò ha portato a gravi conseguenze, tra cui molestie e minacce alle famiglie di coloro che sono stati accusati ingiustamente.

Lo studente della Brown University Sunil Tripathi è stato ingiustamente accusato su Reddit di essere coinvolto nell’attentato alla maratona di Boston. Scomparso un mese prima dell’attacco, il suo corpo è stato successivamente ritrovato, con le autorità che hanno stabilito che era morto per suicidio; Facebook

L’evento ha catalizzato cambiamenti nel modo in cui le forze dell’ordine utilizzano i social media, spingendo le agenzie a migliorare la loro presenza online e l’interazione con il pubblico durante le emergenze. Ha inoltre stimolato dibattiti sulle responsabilità delle piattaforme digitali nella regolamentazione dei contenuti per prevenire la diffusione virale di una disinformazione dannosa.

7. L’impatto delle docuserie: Making a Murderer (2015)

Making a Murderer ha cambiato le carte in tavola per le docuserie del genere true crime. Quando è arrivato su Netflix, si è iniziato improvvisamente a parlare in modo ossessivo di Steven Avery, della contea di Manitowoc nel Wisconsin, chiedendosi se fosse davvero stata fatta giustizia nel suo caso. Avery, un uomo accusato e poi scagionato dalla prova del DNA, è stato accusato di un nuovo crimine, l’omicidio della fotografa Teresa Halbach, in circostanze discutibili. La serie ha scatenato diverse reazioni, come petizioni, dibattiti su forum di natura legale e la trasposizione nel mondo reale del caso che ritraeva, oltre a spingere gli spettatori a mettere in scena discussioni a livello nazionale sulla giustizia e la trasparenza. Attraverso Making A Murderer, Netflix ha dimostrato che una docuserie ben fatta può educare e stimolare ragionamenti e azioni su larga scala.

8. Copertura multipiattaforma: il processo ad Alex Murdaugh (2023)

Alex Murdaugh, un ex avvocato della Carolina del Sud accusato, tra gli altri crimini, di aver ucciso sua moglie e suo figlio, ha visto il proprio processo ampiamente seguito su varie piattaforme digitali. Dai notiziari tradizionali ai podcast e canali YouTube che analizzano ogni sviluppo della storia, questo caso ha mostrato chiaramente lo stato attuale dei media true crime: uno spettacolo multipiattaforma trasmesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il processo Murdaugh, condito da elementi di frode finanziaria e drammatici epiloghi a livello personale, oltre a catturare un pubblico globale, ha evidenziando come le piattaforme digitali odierne siano in grado di tenerci incollati per lunghi periodi.

Come la tecnologia sta rivoluzionando le narrazioni true crime

Man mano che nuove tecnologie e piattaforme continuano a emergere, viene offerta un’esperienza true crime diversa. Ecco in che modo:

Ciclo di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7

L’incessante copertura mediatica ha amplificato l’attrattiva e il fascino per il genere true crime. Dagli anni ’50, e soprattutto dagli anni ’70 in poi, i media ci hanno inondato di storie di cronaca nera. Crimini violenti e crudi trasmessi dai media, contribuiscono ad alimentare ulteriormente il nostro interesse e la nostra paura latente. Il flusso continuo di aggiornamenti e notizie in tempo reale mantiene queste storie costantemente vive nella nostra mente, rendendo difficile distogliere lo sguardo.

Contenuti on-demand

Sono decisamente finiti i tempi in cui si doveva aspettare giorni per gustarsi l’episodio successivo in TV. Adesso sono disponibili intere stagioni di avvincenti docuserie, pronte per il binge-watching, in qualunque momento vogliamo. Le piattaforme di streaming sono diventate dei veri e propri scrigni di tesori per gli appassionati di true crime, offrendo una miriade di documentari e serie che svelano casi agghiaccianti. Questo accesso istantaneo alimenta la nostra ossessione e ci permette di approfondire intricati dettagli di ogni caso, trasformandoci in un certo senso in detective da poltrona.

L’ascesa dello streaming on-demand ha in qualche modo contribuito anche a democratizzare il genere true crime. I registi e i creatori indipendenti hanno ora una piattaforma per mostrare il proprio lavoro, portando alla luce casi meno noti e nuove prospettive a un pubblico globale. Questa impennata nella diversità dei contenuti permette ai fan del true crime di esplorare storie da culture e punti di vista diversi, arricchendo la propria comprensione del genere.

Podcast

I podcast sono emersi come un potente mezzo comunicativo, finendo per democratizzare la narrazione e consentendo a chiunque abbia un microfono e una connessione Internet di esplorare le profondità del true crime in modo personale e coinvolgente. Show come Serial, la cui prima stagione si è concentrata sui colpi di scena del caso di Adnan Syed, hanno affascinato milioni di persone, trasformando gli ascoltatori in detective da poltrona. Ogni episodio è davvero coinvolgente, trasformando il tuo normale tragitto giornaliero o il tuo jogging al parco in un’avvincente avventura poliziesca. Syed è stato rilasciato dopo oltre due decenni trascorsi in carcere, grazie al ribaltamento della condanna per omicidio, e in molti riconoscono a Serial meriti per aver acceso i riflettori sulla vicenda e contribuito all’assoluzione.

Piattaforme come Spotify offrono innumerevoli podcast che si concentrano su casi irrisolti da brivido e narrazioni avvincenti, riflettendo la crescente ossessione per le storie true crime.

I podcast puntano i riflettori anche su casi meno noti che potrebbero non arrivare in TV o al cinema. I creatori indipendenti possono esplorare storie dimenticate o trascurate, dando voce a vittime e difensori che altrimenti rimarrebbero inascoltati. Le chiamate degli ascoltatori e le discussioni sui social media aggiungono un livello interattivo che contribuisce a creare un’attiva comunità di appassionati di true crime.

Social media

Le piattaforme di social media hanno trasformato il concetto di true crime da mera attività individuale a indagine collaborativa. Piattaforme come Reddit ospitano comunità in cui investigatori dilettanti discutono, analizzano e elaborano teorie su casi attuali e passati. Subreddit come r/UnresolvedMysteries e r/TrueCrime riuniscono persone da tutto il mondo per condividere approfondimenti e talvolta risolvere anche misteri della vita reale.

Comunità come r/UnresolvedMysteries su Reddit mostrano come le piattaforme di social media trasformino il true crime da un’attività individuale in un’indagine collaborativa. Con oltre 3,3 milioni di utenti, questo subreddit è dedicato all’analisi e all’interpretazione di misteri irrisolti.

La natura virale dei social media permette alle storie di true crime di raggiungere un pubblico a livello globale in pochissimo tempo. Questa rapida diffusione delle informazioni, se da una parte può riaccendere l’interesse su casi irrisolti e fare pressione sulle autorità affinché riaprano le indagini, dall’altra comporta anche il rischio di diffondere disinformazione e accuse infondate, come si è visto durante l’attentato alla maratona di Boston, dove gli investigatori di Internet avevano identificato i sospetti in modo del tutto errato.

Piattaforme come YouTube, TikTok e Patreon hanno anche creato una nuova generazione di narratori di true crime che utilizzano i video per narrare e analizzare i casi. Questi creatori, come Coffeehouse Crime e Truly Criminal, abbinano ricerche meticolose a immagini accattivanti, rendendo storie complesse più accessibili a un pubblico giovane ed esperto di tecnologia. Le dimensioni ridotte dei video di TikTok si adattano perfettamente alle nostre vite frenetiche, consentendoci di fruire di contenuti true crime in modo rapido e semplice.

Blog e siti web interattivi

Anche blog e siti web interattivi hanno ricoperto un ruolo importante nelle narrazioni true crime. Siti come Websleuths e The Doe Network sono l’ideale per i detective dilettanti che si cimentano in casi irrisolti. Queste piattaforme sono diventate preziose per le indagini di crowdsourcing, in cui i membri della comunità intervengono con informazioni, analizzano prove e condividono teorie.

I siti Web interattivi come Websleuths ospitano forum in cui i membri analizzano le prove, discutono teorie e collaborano alla risoluzione di misteri.

Prendiamo ad esempio il caso di “Buckskin Girl”. Questa vittima di omicidio non identificata è stata trovata in Ohio nel 1981. Grazie alla collaborazione tra investigatori dilettanti di Websleuths ed esperti forensi, nel 2018, anche avvalendosi di nuove tecniche di analisi del DNA, la vittima è stata finalmente identificata in Marcia King. Questo caso dimostra come le comunità online possano affiancare i professionisti per risolvere casi irrisolti che hanno lasciato perplessi le autorità per anni.

I siti Web interattivi forniscono inoltre archivi dettagliati dei casi, sequenze temporali e forum di discussione, consentendo agli utenti di immergersi nelle specifiche di ogni caso. Questo livello di coinvolgimento favorisce un senso di comunità tra gli appassionati di true crime e mantiene vivo l’interesse del pubblico per casi irrisolti, a volte portando perfino a nuovi sviluppi e scoperte.

VPN

Le VPN, inclusi i router VPN, hanno rivoluzionato il modo in cui è possibile fruire dei contenuti true crime, consentendo l’accesso illimitato a diverse storie provenienti da tutto il mondo. Le piattaforme di streaming offrono spesso serie e documentari esclusivi disponibili solo in paesi specifici. Utilizzando una VPN, gli appassionati di true crime possono cambiare virtualmente la propria posizione per esplorare una gamma più ampia di narrazioni avvincenti. Ciò consente ai fan di guardare serie molto in voga disponibili solo nel Regno Unito o di immergersi in documentari esclusivi per gli Stati Uniti, il tutto comodamente dalla propria abitazione.

Le VPN offrono inoltre un maggiore livello di privacy e sicurezza, consentendo ai fan di approfondire queste storie senza la preoccupazione che le loro attività online vengano monitorate. Con le connessioni crittografate, le VPN assicurano che la cronologia di navigazione e i dati personali rimangano protetti, aggiungendo un ulteriore livello di sicurezza mentre gli appassionati si immergono nel mondo del true crime. Inoltre, le VPN possono aiutare a mantenere una connessione stabile, prevenendo le interruzioni durante le sessioni di streaming ad alta intensità di dati (ad esempio, la limitazione dell’ISP) e garantendo una visione fluida e ininterrotta dei programmi e dei documentari true crime preferiti.

Fruizione dei contenuti true crime in tutte le culture

Non c’è dubbio che la tecnologia abbia radicalmente rimodellato il modo in cui interagiamo con le storie di true crime. Tuttavia, mentre l’ossessione per i fatti di cronaca nera rappresenta un fenomeno globale, il modo in cui viene percepito e consumato varia ampiamente tra le diverse culture.

Dallo stile drammatico delle narrazioni americane al racconto più emotivo in Corea del Sud, ogni cultura porta una prospettiva unica sui contenuti true crime.

Paese/ZonaStile narrativoCopertura mediaticaReazione del pubblicoPiattaforme preferite
Stati UnitiDrammatico, dettagliato, spesso sensazionalistaAmpia e multipiattaformaAltamente impegnata, partecipativaPodcast, servizi di streaming, social media, forum
GiapponeSommesso, rispettoso, con attenzione alle vittimeLimitata, controllataRiservata, più sulle ripercussioni socialiArticoli online, documentari, social media minimali
Scandinavia Analytical, fact-based, social contextCompleta, equilibrataCritica, ponderata e enfasi sulla riforma della giustiziaPodcast, articoli online, social media 
Corea del SudEmotional, melodramatic, detailedEstesa, serializzataDiscussioni altamente emotive e guidate dalla comunitàServizi di streaming, forum online, programmi TV a puntate
Regno UnitoInvestigative, balanced, historicalApprofondimento, in stile documentarioImpegnata, con interesse per il contesto storicoDocumentari, podcast, siti web interattivi
IndiaNarrative-driven, investigative, diverseIn crescita, multipiattaformaSempre più impegnata, in gran parte speculativa, varia da regione a regioneTelevisione, giornali, YouTube, social media
America LatinaPassionate, dramatic, socially focusedAmpia e multipiattaformaProfondamente impegnata, con particolare attenzione alla giustizia socialeTelevisione, radio, social media, articoli online

 

Stati Uniti 

Negli Stati Uniti, la narrazione true crime si nutre di aspetti drammatici e dettagli, spesso con un tocco sensazionalista. Ad esempio, docuserie popolari come The Staircase o The Jinx, sono ricche di suspense e approfondimenti psicologici. The Staircase segue il processo a Michael Peterson, uno scrittore accusato di aver ucciso sua moglie Kathleen, la cui morte era stata inizialmente creduta un incidente. The Jinx esplora la vita di Robert Durst, un erede di beni immobiliari sospettato di molteplici omicidi. La serie di documentari rivela confessioni agghiaccianti e nuove prove, tenendo gli spettatori sempre sulle spine.

Colin Firth e Toni Collette sono i protagonisti dell’adattamento di Max di The Staircase, un ritratto del processo a Michael Peterson, uno scrittore accusato di aver ucciso sua moglie Kathleen; Max

La copertura mediatica dei contenuti true crime negli Stati Uniti abbraccia programmi TV, podcast, libri e social media, creando un approccio multipiattaforma che mantiene il pubblico sempre incollato a queste vicende. Ad esempio, American Nightmare, che racconta la storia del rapimento nel 2015 di Denise Huskins (che è stata etichettata come la vera Gone Girl), ha affascinato gli spettatori con la sua intensa narrazione e profondità emotiva, illustrando come il true crime possa diventare una visione essenziale.

Giappone

L’approccio del Giappone al true crime è più sommesso e rispettoso, concentrandosi maggiormente sulle vittime e sulle loro famiglie. La narrazione è spesso minimalista e la copertura mediatica è controllata per salvaguardare la privacy e la dignità delle persone coinvolte. Documentari come Missing: il caso Lucie Blackman (che segue l’indagine sull’uccisione di una hostess britannica per mano di uno dei suoi clienti), si concentrano sull’impatto sociale piuttosto che su dettagli sensazionalistici. Questo approccio riflette un’enfasi culturale più spiccata su armonia e rispetto, ulteriormente visibile anche nell’analisi degli omicidi di Tsutomu Miyazaki (il serial killer più famoso del Giappone), dove i media hanno evidenziato più le implicazioni psicologiche e sociali anziché i dettagli grafici dei crimini di Miyazaki.

Scandinavia

I paesi scandinavi, noti per la loro elevata fiducia nel sistema giudiziario, affrontano il true crime con uno stile analitico e basato propriamente sui fatti. La copertura mediatica è completa ed equilibrata, fornendo un’analisi approfondita senza lasciarsi andare a troppi sensazionalismi. Ad esempio, la serie danese The Investigation ricostruisce le indagini sull’omicidio della giornalista Kim Wall, concentrandosi su aspetti procedurali e legali piuttosto che su dettagli sensazionalistici. Questa narrazione metodica sottolinea l’attenzione della Scandinavia per la riforma della giustizia e la trasparenza sociale.

Corea del Sud

Le narrazioni true crime sudcoreane sono spesso emotive e melodrammatiche, con racconti dettagliati che affascinano il pubblico. Programmi come The Voice (che segue le vite dei membri del 112 del centro di emergenza e del team di intervento) e documentari su casi come il disastro del Sewol Ferry, coinvolgono profondamente gli spettatori e sono spesso serializzati per mantenere l’interesse. 

L’arresto di Yoo Young-chul, noto come il killer dell’impermeabile, che ha terrorizzato la Corea del Sud con una serie di brutali omicidi. Il suo caso esemplifica l’approccio emotivo e melodrammatico del paese alla narrazione del true crime; Netflix

Anche la copertura mediatica del serial killer Yoo Young-chul (noto anche come The Raincoat Killer) è stata molto drammatica, riflettendo l’impegno sociale del paese sulla narrazione emotiva e le discussioni guidate dalla comunità.

Regno Unito

Nel Regno Unito, il true crime viene spesso affrontato con uno stile investigativo ed equilibrato, concentrandosi sul contesto storico. Documentari e serie come The Yorkshire Ripper Files forniscono una panoramica completa sui casi, mettendo in evidenza fatti e prove. Un altro esempio è la copertura mediatica dedicata all’omicidio di Grace Millane. Grace, una backpacker britannica, è stata uccisa in Nuova Zelanda nel 2018 da un uomo conosciuto su Tinder. All’epoca, i media approfondirono le indagini della polizia, i procedimenti giudiziari e le implicazioni più ampie per la sicurezza in fatto di appuntamenti online. Questo reportage dettagliato e basato sui fatti si rivolge a un pubblico interessato ad analisi approfondite e questioni contemporanee.

India

In India, le storie true crime sono profondamente radicate nella ricca tradizione di narrazione del paese. Basti pensare ai racconti avvincenti che circondano il caso di Aarushi Talwar, l’omicidio di una ragazza di 13 anni nel 2008 che ha portato a un’intricata rete di dinamiche familiari, passi falsi della polizia e speculazioni dilaganti dei media. Il caso divenne un’ossessione nazionale, con innumerevoli teorie e pettegolezzi che ne alimentarono il fascino e l’attrattiva verso il pubblico.

Un altro caso clamoroso è stato quello dell’attore di Bollywood Sushant Singh Rajput, morto nel 2020. Nonostante la sua morte sia stata giudicata un suicidio, la conseguente frenesia mediatica intorno alla sua fidanzata Rhea Chakraborty – che l’accusava di aver istigato un presunto colpo alla star – evidenzia ulteriormente come le speculazioni possano spesso mettere in ombra i resoconti fattuali. Questo caso, pieno di teorie e intrighi pubblici, esemplifica come il true crime in India possa trasformare le tragedie della vita reale in dibattiti nazionali e spettacoli pubblici.

Un post su X di un fan che accusa Rhea Chakraborty di essere coinvolta nella morte del suo fidanzato, l’attore di Bollywood Sushant Singh Rajput. Il caso ha scatenato una frenesia mediatica e una diffusa speculazione in India; X

Cosa guida il nostro fascino verso il true crime?

Dai podcast alle docuserie, è chiaro che la nostra ossessione per i fatti di cronaca nera trascenda i confini e sfidi le varie culture, unendoci in un’unica grande curiosità condivisa per esseri umani spregevoli. Un recente studio di YouGov mostra che oltre il 50% degli americani apprezza i contenuti true crime, con il 35% che ne fruisce almeno una volta alla settimana. Ma cosa c’è in queste storie che ci cattura? Perché ci ritroviamo incollati allo schermo, incapaci di distogliere lo sguardo dal dramma che si sta svolgendo?

Fattori psicologici

Gestione della curiosità e della paura

La nostra intricata personalità, cela un’innata curiosità per gli aspetti più oscuri della natura umana. Le storie di cronaca nera ci permettono di esplorare in sicurezza queste curiosità morbose, fornendo un modo per comprendere le potenziali minacce senza correre un pericolo reale. In una recente intervista al New York Post, il dottor Coltan Scrivner, un ricercatore scientifico, ha affermato che questo fascino ha probabilmente radici primordiali che risalgono a 300.000 anni fa, quando gli esseri umani hanno iniziato a usare il linguaggio e l’aggressività proattiva. Scrivner spiega che imparare a conoscere le persone pericolose è stato essenziale per la sopravvivenza e per lo sviluppo, poiché ha aiutato i primi esseri umani a identificare potenziali minacce nelle loro comunità.

Sentirsi preparati

La cronaca nera può inoltre contribuire a farci sentire più preparati e meno vulnerabili ai pericoli del mondo reale. Un sondaggio di OnePoll ha rilevato che il 76% dei fan del true crime ritiene che il consumo di tali contenuti li aiuti a evitare situazioni simili nella vita reale. Comprendendo i comportamenti e i modelli dei criminali, ci sentiamo un po’ più attrezzati nell’individuare i segnali di un potenziale assassino e tenerci quindi al sicuro.

È interessante notare che le donne sono particolarmente attratte dal genere true crime. Circa il 73% degli ascoltatori di podcast true crime appartiene infatti al sesso femminile, il che potrebbe essere collegato a una maggiore consapevolezza della sicurezza personale e della vulnerabilità. Sebbene gli uomini costituiscano il 95% di tutte le persone condannate per omicidio e il 79% delle vittime, le storie di cronaca nera che sentiamo, si concentrano spesso sulle vittime di sesso femminile. Questo focus mette in evidenza le preoccupazioni della società sulla violenza contro le donne e tocca le corde del pubblico femminile.

Queste storie mettono spesso in mostra anche la resilienza delle vittime di sesso femminile, creando un forte legame emotivo e una sete di giustizia, dispensando al tempo stesso consigli pratici per stare al sicuro. La ricerca mostra infatti che le donne sono maggiormente attratte da storie di cronaca nera in cui vengono descritte strategie di sopravvivenza e approfondimenti sul comportamento criminale. Entrando nella mente di un criminale, le donne si sentono più preparate a riconoscere un eventuale pericolo e a proteggersi nelle situazioni di vita reale.

Brivido ed eccitazione

Hai mai provato una scarica di adrenalina dopo un buon film horror? Le storie di cronaca nera scatenano una reazione simile. La suspense e l’imprevedibilità ci tengono spesso con il fiato sospeso, regalandoci quel brivido che fa battere il cuore senza vivere veramente un pericolo reale: una sensazione che a volte può creare dipendenza. Secondo Scrivner, le storie di true crime fanno leva sulla nostra risposta alla paura primordiale, creando un’esperienza esilarante che crea dipendenza come un giro sulle montagne russe o in una casa infestata. I fan del true crime sono spesso appassionati anche delle sfide concettuali che prevedono di mettere insieme indizi e teorie, impegnando le loro capacità di risoluzione dei problemi e lasciando un senso di realizzazione quando riescono a collegare i puntini.

Il fascino del male

Le storie di cronaca nera ci permettono di sbirciare nella mente di coloro che commettono crimini atroci, cercando di soddisfare quello che gli psicologi forensi chiamano un “impulso umano fondamentale”. Questa attrazione per la lotta tra il bene e il male inizia nell’infanzia e persiste per tutta la vita. Siamo incuriositi da ciò che spinge le persone a commettere atti estremi di violenza perché è qualcosa che risulta molto lontano dalla nostra realtà. Secondo l’autrice Caitlin Rother, immergersi in queste profondità psicologiche ci aiuta a trovare protezione e soddisfa la nostra curiosità su comportamenti aberranti.

Apatia degli astanti

Proprio come non possiamo fare a meno di guardare incidenti stradali o disastri naturali, la natura raccapricciante degli omicidi seriali e dei crimini violenti cattura la nostra attenzione. Gli psicologi concordano sul fatto che questo fa parte di una più ampia fissazione della società sulla violenza e sulle calamità, eventi orribili, ma impossibili da ignorare. Il true crime trasmette uno strano senso di sollievo, rendendoci consapevoli del fatto che quelle cose terribili stanno accadendo a qualcun altro. Questa mentalità del “meglio a loro che a me”, nota come apatia degli astanti, gioca un ruolo significativo nel nostro fascino per i fatti di cronaca nera.

Elaborare le paure e le emozioni personali

Le storie di cronaca nera spesso evocano forti risposte emotive, favorendo l’empatia per le vittime e il desiderio di giustizia. Queste narrazioni ci fanno riflettere su questioni morali ed etiche, prendendo in considerazione la natura del bene e del male e l’impatto del crimine sugli individui e sulle loro famiglie. Gli psicologi suggeriscono che impegnarsi con tematiche di true crime aiuti a metterci in contatto con le nostre emozioni più oscure in un ambiente controllato. Questa connessione emotiva può essere quasi terapeutica, poiché cerchiamo ripetutamente la chiarezza morale e il coinvolgimento emotivo che queste storie forniscono.

Inoltre, le storie di true crime ci permettono di provare empatia, non solo per le vittime, ma a volte anche per i carnefici. Comprendendo il loro background e le loro motivazioni, otteniamo una visione più completa del comportamento umano. Questo complesso coinvolgimento emotivo può aiutarci a elaborare e gestire le nostre paure, toccando temi importanti come impotenza, sicurezza e attaccamento. Attraverso queste narrazioni, affrontiamo e comprendiamo le nostre ansie più profonde, trovando una parvenza di controllo e comprensione di fronte al caos.

Il true crime offre uno spazio sicuro dove esplorare le nostre paure, mettere in discussione la nostra bussola morale e confrontarci con emozioni intense, il tutto comodamente dai nostri salotti.

Influenze sociali e culturali

Legami sociali

Le storie di cronaca nera spesso promuovono un senso di comunità e appartenenza tra i fan. Che si tratti di condividere teorie davanti a una tazza di caffè o di immergersi in discussioni online, questi interessi condivisi possono finire per creare forti connessioni. Questo aspetto comunitario aiuta le persone a legarsi su interessi comuni, rendendo il true crime un argomento popolare in vari contesti sociali. Le comunità online e i gruppi di social media dedicati alle discussioni su questi argomenti sono esempi perfetti di come queste storie uniscano le persone, facilitando le interazioni e creando un senso di scopo condiviso.

Narrazioni culturali

Come accennato in precedenza, la tecnologia ha trasformato il true crime in un’esperienza collaborativa. I forum online, i gruppi di social media e i siti Web interattivi hanno creato vivaci comunità in cui gli appassionati si scambiano idee, teorie e supporto emotivo. Questi spazi digitali approfondiscono il nostro coinvolgimento con i contenuti true crime e promuovono un senso di scopo condiviso. Che si tratti di analizzare un caso su Reddit o di partecipare a un gruppo di discussione su Facebook, queste interazioni rendono l’esperienza più coinvolgente e connessa, attirando coloro che desiderano condividere idee e facendoli tornare per saperne di più.

Guardare troppi contenuti true crime fa male?

Essere ossessionati dal true crime è più normale di quanto si possa pensare. In un’intervista a NPR, il dottor Michael Mantell, ex capo psicologo del dipartimento di polizia di San Diego, ha affermato che la nostra curiosità per il crimine può servire a diversi scopi psicologici sani. È un modo per la nostra mente di esplorare le complessità del comportamento umano e della moralità. Le storie di cronaca nera ci permettono di addentrarci nel lato oscuro della natura umana, di soddisfare la nostra curiosità e persino di sentirci più preparati alle potenziali minacce.

Ma, come succede per ogni cosa, esagerare potrebbe essere controproducente. Quando sei immerso in storie di omicidi e caos, è facile iniziare a vedere minacce dietro ogni angolo. Il consumo eccessivo di questo tipo di contenuti può portare a percezioni distorte di quanto sia realmente diffuso e comune il crimine nella realtà, facendoci sentire più ansiosi e meno sicuri nella nostra vita quotidiana.

Esiste anche il rischio di diventare insensibili alla violenza e alle tragedie in generale. Quando ogni atto orribile viene trasformato in intrattenimento, la vera sofferenza umana dietro queste storie può andare perduta. Potremmo dimenticare che si tratta di persone reali con un vero dolore, non solo di personaggi inventati di una fiction.

Il costo umano della nostra ossessione per il true crime 

Ciò include l’impatto sulle famiglie delle vittime, che vivono il true crime non come una storia avvincente, ma come una dura realtà con cui devono convivere ogni giorno. Raccontare le tragedie dei loro cari può rappresentare un’arma a doppio taglio, che provoca dolore.

Prendiamo il caso di Laci Peterson, il cui omicidio nel 2002 ha sconvolto un’intera nazione. Se da un lato la copertura mediatica ha contribuito ad aumentare la consapevolezza, dall’altro ha prodotto un circo mediatico che spesso ha oscurato la dignità della sua memoria e il dolore della sua famiglia. Allo stesso modo, la famiglia delle vittime di Jeffrey Dahmer ha espresso profonda angoscia per la rinnovata attenzione portata sul caso dalla popolare serie Netflix del 2022 Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer. Se da un lato lo show ha portato alla luce nuove prospettive, dall’altro ha anche riaperto vecchie ferite e sottoposto le famiglie a un nuovo dolore per la perdita delle persone care.

Evan Peters ha interpretato Jeffrey Dahmer nella serie Netflix del 2022, che ha scatenato polemiche e causato nuovo disagio tra le famiglie delle vittime del vero serial killer; Netflix

I contenuti true crime a volte possono sfruttare queste tragedie per creare intrattenimento, sollevando questioni etiche su quale sia il giusto equilibrio tra narrazione e sensibilità. I creatori di contenuti true crime si trovano ad affrontare dilemmi etici significativi, come il rispetto della privacy delle vittime e delle loro famiglie, l’evitare il sensazionalismo e garantire che il loro lavoro non sfrutti la sofferenza della vita reale.

I gruppi di difesa sostengono che, con un’attenta gestione, il true crime può rappresentare una forza positiva. Organizzazioni come il National Center for Victims of Crime lavorano per garantire che i contenuti true crime siano rispettosi e mettano in evidenza questioni importanti come i diritti delle vittime e la prevenzione dei crimini. Un altro esempio è il podcast My Favorite Murder, condotto da Karen Kilgariff e Georgia Hardstark. Lo show non solo racconta storie di cronaca nera, ma approfondisce anche questioni riguardanti condanne ingiuste e fallimenti del sistema giudiziario, facendo luce su questioni sociali più ampie.

Senza contare che alcuni creatori utilizzano le proprie piattaforme per sostenere direttamente le famiglie delle vittime. Ad esempio, Hedley Thomas, il creatore del podcast The Teacher’s Pet, ha ricoperto un ruolo cruciale nella condanna di Chris Dawson in Australia, decenni dopo il presunto omicidio di sua moglie. Con il sostegno della figlia di Lyn Dawson, il suo lavoro investigativo ha portato nuova attenzione sul suo caso, sensibilizzando l’opinione pubblica e raccogliendo fondi per contribuire a rinnovate attività legali. Questo tipo di narrazione responsabile può fornire un aiuto concreto anziché danneggiare, assicurando che le vittime siano ricordate non solo per le loro tragiche morti, ma anche per l’impatto che le loro storie hanno avuto sulla società.

Impatto sulle forze dell’ordine 

Il vivo interesse del pubblico per il true crime può avere un impatto significativo anche sulle pratiche delle forze dell’ordine. Il lato positivo è che un’ampia copertura mediatica e il coinvolgimento del pubblico possono generare preziosi suggerimenti e contatti. Ad esempio, la popolarità di serie Netflix come America’s Most Wanted e Unsolved Mysteries, ha portato alla cattura di fuggitivi, dimostrando come il coinvolgimento del pubblico possa svolgere un ruolo cruciale nella risoluzione dei casi.

Inoltre, gli investigatori amatoriali e gli appassionati di true crime finiscono spesso per contribuire alle indagini. Le comunità online dedicate ai casi irrisolti possono portare alla luce nuove informazioni e teorie, a volte fornendo alle forze dell’ordine nuovi preziosi indizi. Il caso del Golden State Killer rappresenta un ottimo esempio, nel quale il persistente interesse pubblico e i progressi nella tecnologia in fatto di DNA, combinati con l’investigazione online, hanno portato all’arresto di Joseph James DeAngelo.

Tuttavia, questo fascino può rappresentare anche un limite e porre delle sfide. L’ondata di interesse per il true crime può a volte sviare le forze dell’ordine con false piste e suggerimenti infondati, distogliendo risorse da percorsi di indagine più promettenti. Oltre all’attentato alla maratona di Boston, anche nel caso della scomparsa di Nicola Bulley nel Regno Unito ha visto detective amatoriali di Internet identificare erroneamente suo marito come sospetto, il che non solo ha ostacolato le indagini, ma ha anche causato angoscia alla sua famiglia.

Il marito di Nicola Bulley è stato erroneamente identificato come sospettato della sua scomparsa da detective dilettanti. Il suo corpo è stato poi trovato in un fiume nel Lancashire dopo una caduta accidentale che ha portato all’annegamento; Facebook

Oltretutto, la grande pressione per ottenere risultati rapidi a causa dell’intenso controllo dei media può portare a indagini affrettate o condanne ingiuste. Ne è un esempio, il caso di Richard Jewell, ingiustamente accusato dell’attentato del 1996 al Parco Olimpico di Atlanta, che sottolinea i potenziali pericoli della pressione dell’opinione pubblica e dei media sulle forze dell’ordine.

Jewell, una guardia di sicurezza, scoprì uno zaino contenente tre pipe bomb e allertò immediatamente la polizia, salvando potenzialmente molte vite. Inizialmente acclamato come un eroe, è diventato rapidamente il principale sospettato a causa delle intense speculazioni dei media e delle fughe di notizie dell’FBI. La pressione e la fretta di trovare un colpevole hanno portato alla diffamazione pubblica di Jewell senza prove sufficienti. Anche se alla fine fu scagionato, il danno alla sua reputazione fu irreversibile.

Trovare un equilibrio 

Man mano che la tecnologia continua a progredire, il nostro fascino per il true crime non potrà che aumentare. Dal binge-watching di docuserie all’investigazione online, la tecnologia continuerà a trasformare il modo in cui consumiamo e partecipiamo a queste narrazioni. Ma con questa evoluzione arriva anche la necessità di trovare un giusto equilibrio.

È importante ricordare che dietro ogni storia avvincente ci sono persone reali e dolore vero e proprio. Sostenendo la narrazione etica, rispettando la privacy delle vittime e delle loro famiglie ed essendo consapevoli dell’impatto sulle indagini della vita reale, possiamo mantenere una passione responsabile e rispettosa per il true crime.

Quindi, la prossima volta che ti immergi nella tua dose di true crime, chiediti se il contenuto di cui stai fruendo rispetta la dignità delle persone coinvolte e contribuisce a una comprensione più profonda della giustizia. Analizza i creator che supporti e il modo in cui gestiscono argomenti sensibili, cercando di trovare un equilibrio per godere appieno del true crime pur onorando le vittime. 

Sei un fan del true crime? Raccontaci perché ti affascina nei commenti qui sotto!

Domande frequenti sul true crime

Cosa si intende con true crime?
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Qual è il miglior documentario true crime su Netflix?
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